Con il termine borsite trocanterica generalmente facciamo riferimento a un disturbo doloroso localizzato nella regione laterale dell’anca. Tuttavia dal momento che il dolore laterale di anca è una problematica che può essere determinata da diverse cause è più corretto parlare di “sindrome dolorosa del grande trocantere” (GTPS).

La sindrome dolorosa del grande trocantere può interessare persone di tutte le età, ma risulta essere più frequente tra i 40 e 60 anni e in particolare nel sesso femminile.

Per comprendere meglio questo disturbo è necessario fare un breve richiamo all’anatomia.

Il grande trocantere è una prominenza ossea laterale della parte prossimale del femore (osso della coscia). Sul grande trocantere si inseriscono i tendini dei muscoli necessari al movimento dell’anca e della coscia tra cui il piccolo gluteo, il medio gluteo e il piriforme. Sopra il grande trocantere, per favorire lo scorrimento dei tessuti soprastanti (muscoli glutei e fascia lata), è presente una struttura morbida, chiamata borsa trocanterica.

Il dolore laterale all’anca può essere provocato da una serie di cause tra cui:

  • lesione o tendinopatia del medio gluteo: la muscolatura dell’anca può subire un processo di lesione o degenerazione analoga a quella della cuffia dei rotatori della spalla;
  • borsite trocanterica: si tratta di un’infiammazione della borsa trocanterica in seguito a traumi o microtraumi ripetuti;
  • anca a scatto esterna: è spesso il risultato dello sfregamento della banda ileotibiale sul grande trocantere;
  • meralgia parestesica: si tratta di un disturbo dovuto alla compressione del nervo cutaneo laterale; generalmente il paziente riferisce dolore sulla parte esterna della coscia accompagnato però anche da sintomi di carattere neurologico come formicolio e intorpidimento. 

In passato la borsite trocanterica era considerata la principale causa di dolore laterale all’anca, tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che in realtà nella maggioranza dei casi il dolore laterale all’anca è dovuto a problematiche nei tessuti limitrofi (muscoli, tendini, fascia) (Robertson 2008; Long 2013; Pfirrmann 2011).

La diagnosi viene fatta tramite osservazione dei sintomi e valutazione clinica. Il paziente con sindrome dolorosa del grande trocantere generalmente lamenta dolore nella parte laterale dell’anca esacerbato dall’attività o dalla posizione sdraiata sul fianco interessato. In alcuni casi il dolore può irradiarsi anche lungo la parte laterale della coscia fino al ginocchio. Generalmente c’è dolore alla palpazione in corrispondenza del grande trocantere. Nella maggioranza dei casi non sono necessari esami strumentali, tuttavia per escludere altre patologie talvolta lo specialista può ritenere necessario ulteriori esami come la radiografia, l’ecografia o la risonanza magnetica.

Il trattamento della sindrome dolorosa del gran trocantere prevede inizialmente un trattamento conservativo, ovvero non chirurgico, che nel 90% dei casi risulta sufficiente a risolvere la sintomatologia dolorosa (Brooker 1979; Pretell 2009).

Il trattamento conservativo può comprendere:

  • modifica dell’attività;
  • fisioterapia: i programmi di esercizi isometrici e isotonici sembrano avere effetti simili in caso di tendinopatia indipendentemente dal tipo di contrazione muscolare. Diversi studi hanno mostrato che anche le onde d’urto sono efficaci in questo caso perchè sembrano stimolare la guarigione dei tessuti (Mani-Babu 2012; Rompe 2009; Furia 2009);
  • iniezioni di corticosteroidi: sono comunemente eseguite soprattutto per ridurre il dolore nel breve termine;
  • perdita di peso: essere in sovrappeso è un fattore che contribuisce allo sviluppo di dolore laterale all’anca.

Uno studio condotto da Furia nel 2009 ha mostrato che in seguito a trattamento conservativo comprendente riposo, fisioterapia e iniezioni di corticosteroidi, il 66% dei pazienti è stato in grado di ritornare all’attività sportiva, e l’83% di tornare ad una attività lavorativa intensa dopo 3 mesi dall’inizio del trattamento.

Quindi…

Inizialmente le iniezioni di corticosteroidi possono essere d’aiuto per alleviare il dolore, tuttavia è necessario abbinare anche trattamenti come l’esercizio fisico e le onde d’urto, oltre che una riduzione del peso corporeo, per avere un miglioramento funzionale nel lungo termine.

In una minoranza dei casi il dolore può continuare a persistere nonostante il trattamento conservativo rendendo necessario l’intervento chirurgico, che può prevedere: borsectomia, rilascio della banda ileotibiale, osteotomia con riduzione trocanterica o riparazione del tendine gluteo.

A cura di:

Eleonora Soldani, FT

  • Fisioterapista dei disordini muscolo-scheletrici

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